Le Anime Morte hanno ripreso vita con la voce di Ottavia Piccolo.

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Non poteva che rivelarsi una serata dai risvolti spettacolari il secondo appuntamento dedicato alla scoperta della letteratura russa.

Da sempre considerata un tipo di letteratura cupa e per ciò né ironica né leggera, con le lezioni dateci da Mr. Magrelli in compagnia di ospiti d’eccezione, ci stiamo piano piano ricredendo!

La volta scorsa è toccato all’ Onegin di Aleksandr Puskin, letto e interpretato dalla bravissima Patrizia Zeppa Mulas, far cadere il muro della prima puntata.

Lo scorso lunedì 25 Novembre è stata la meravigliosa Ottavia Piccolo far rivivere sulle sue labbra le parole scritte da Nikolaj V. Gogol’ sul testo de Le Anime Morte. Mai come in questa serata, la letteratura russa assume le forme di sottili ironie, portandoci lungo la vita di Čičikov, che voleva risultare una sorta di Divina Commedia russa; infatti Gogol’ definisce la sua opera un poema.

Nato agli inizi dell’ ‘800, Gogol’ ebbe modo di conoscere Puskin (tanto per riallacciarci alla prima lezione), il quale (letti alcuni dei capitoli de Le Anime Morte) non poté che affermare: “Com’è triste la Russia!”.

Scelti per noi da Magrelli, spiegati dal sapiente Cesare G. De Michelis ed interpretati da una coinvolgente Ottavia Piccolo, in questa serata nell’intima sala Teatro Studio dell’Auditorium Parco della Musica abbiamo ascoltato tre letture.

Contrariamente alle consuetudini, si è partiti dall’ultimo capitolo: “Come si fossero svolti i primi acquisti, il lettore ha già saputo, come le cose si svolgeranno, quali saranno i successi e gli insuccessi del nostro eroe”. È buona usanza di norma presentare nelle prime pagine il protagonista di un romanzo… ma a quanto pare, ciò non è valso per Gogol’: preso dalla foga del racconto del compratore di anime morte, si è dimenticato di farci conoscere Čičikov, aggiungendo così alla fine un capitolo con le dovute presentazioni.

“Oscura e modesta è l’origine del nostro eroe. I suoi genitori erano nobili, ma sa Iddio, se di nobiltà ereditaria o personale. Di viso non assomigliava loro: per lo meno, una parente che assistette alla nascita, una femmina bassa, corta, di quelle che generalmente si dicono due soldi di donna, preso in braccio il bambino, aveva esclamato: E’ riuscito tutto diverso da come pensavo! Avrebbe dovuto somigliare alla nonna materna e sarebbe stato meglio, invece è nato, come dice il proverbio, senza prendere né dalla madre né dal padre, ma da un giovane di passaggio”.

Approcciandosi per la prima volta a questo romanzo, ci si chiede subito chi sono queste anime morte. Sono servi della gleba deceduti o scomparsi e giuridicamente e fiscalmente presenti nei registri. Lo scopo di Čičikov era quello di acquisire queste anime dai vecchi possidenti per farsi dare dal governo terre ed ipoteche.

Con eleganza e maestria, padronanza e disinvoltura, la bravissima Ottavia Piccolo ci ha portato in una Russia ottocentesca, attraverso le pagine scritte da Gogol’ che si divorano in un sol respiro.

Ci sarebbe da scrivere molto altro su questo romanzo: bisognerebbe parlare dei cinque compratori che incontra Čičikov nei suoi viaggi truffaldini, ognuno caratterizzato da un temperamento diverso; bisognerebbe ragionare sulle due Russia che Čičikov si trova a percorrere e giorno dopo giorno a conoscere; bisognerebbe interpretare meglio il suo carattere e capire quanto di Gogol’ sia racchiuso in Čičikov: ansie, paure, sogni, speranze… perché oggi come allora quello che non può essere apertamente detto, viene celato dietro la voce sicura di un personaggio che parla e pensa come noi. Gogol’ sapeva che il suo romanzo sarebbe stato accanitamente criticato, e infatti nelle ultime pagine, ci confida il suo turbamento:

“Sull’autore cadranno anche le accuse dei cosiddetti patrioti,  gente che se ne sta tranquillamente seduta nel proprio angolino, dove si occupa di faccende assolutamente marginali ed accumula dei bei capitaletti, edificando a spese degli altri la propria buona sorte; ma, non appena accade un incidenti che essi giudichino offensivo per la patria o venga pubblicato un libro in cui siano dette amare verità, eccoli sbucare da tutti gli angoli come ragni che abbiano veduta una mosca impigliata nella ragnatela, e alzare altre grida (…) A tali sagge osservazioni, specialmente riguardo al giudizio degli stranieri, confesso che non so cosa rispondere”.

Ricordando che il prossimo appuntamento è fissato per lunedì 16 Dicembre (Moni Ovadia leggerà Delitto e Castigo di Fëdor Dostoevskij), vi lasciamo una piccola perla di saggezza che i genitori dissero a Čičikov poco prima che salisse sul treno che lo avrebbe portato via dalla città e che risulta ironicamente attuale ancor oggi:

“Non offrire niente a nessuno, ma fa piuttosto in modo che gli altri offrano a te e soprattutto risparmia e conserva il soldino, che è la cosa più sicura che ci sia al mondo. Farai quello che vorrai e sfonderai dappertutto se avrai danaro”.

Ringraziamo l’Auditorium Parco della Musica per l’ospitalità e Fondazione Musica per Roma per l’organizzazione.

Per consultare l’elenco completo degli appuntamenti della rassegna Vi Racconto un Romanzo, vi invitiamo a consultare il seguente sito:

http://www.auditorium.com/eventi/5594724